Al di là della tecnica vi è il sapere che è conoscenza delle connessioni reciproche tra le cose. "Il sapere", dice Gregory Bateson, "esige non solo un riconoscimento
dei fatti che sono collegati, ma un riconoscimento consapevole, radicato nell'esperienza tanto intellettuale quanto emotiva, di cui è la sintesi". Solo quando le tecniche sono guidate da un sapere
del genere la terapia è salutare (Minuchin, 1981). Così si chiude uno dei testi più rappresentativi e studiati nella storia della terapia familiare dedicato alle tecniche e al più completo repertorio
di interventi del terapeuta al lavoro con la famiglia. Quelle parole altresì si inserivano in un profondo cambiamento in essere della terapia sistemico-relazionale e necessariamente del ruolo del
terapeuta sistemico, non più costretto in una posizione di "osservatore esterno" rispetto al sistema in terapia, attento prevalentemente ai modelli di interazione e di comunicazione e agli effetti
pragmatici che essi producono sul comportamento dei membri. Con il superamento della "prima cibernetica" grazie all'influenza dei paradigmi costruttivisti e a quelli propri della teoria della
complessità il terapeuta veniva reintrodotto nel suo campo di osservazione, ridiventando parte integrante del sistema terapeutico, co-responsabile dell'evoluzione e degli esiti del processo. Come
scrive Onnis nei cambiamenti avvenuti negli ultimi venti anni "viene recuperata e valorizzata la dimensione della soggettività, con le sue implicazioni affettive e le attribuzioni di significato che
essa comporta; tornano ad essere centrali il mondo interno del terapeuta e i suoi vissuti profondamente connessi nella "relazione terapeutica" come veicolo emozionale ed empatico, essenziale per il
cambiamento terapeutico".
In questo senso gli sviluppi avvenuti nella terapia familiare sono fortemente connessi ed inscindibili ai cambiamenti avvenuti nel training dedicato alla formazione del terapeuta sistemico
relazionale. È in questo senso che si inserisce il lavoro proposto da Luigi Onnis tutto dedicato alla valorizzazione del processo formativo, all'interno del quale gli aspetti personali e le valenze
soggettive dell'allievo-terapeuta acquistano un ruolo essenziale. All'interno di tale percorso "il futuro terapeuta apprende ad auto-osservarsi e a costruire maggiori e più consapevoli capacità di
esplorazione delle proprie reazioni emozionali trasformandole in una risorsa per la terapia". È questo finalmente lo "specchio interno" nel quale in modo nuovo riflettersi per rendere possibile un
uso terapeutico del Sé.
In questo prezioso lavoro Luigi Onnis non solo ci offre la sua esperienza originale di formatore, ma ci accompagna attraverso l'universo che appartiene alla molteplicità del panorama formativo
sistemico-relazionale proponendoci in quali spazi e tempi del processo formativo stesso è possibile il percorso attraverso il quale il futuro terapeuta apprende ad "auto-osservarsi" e a costruire
maggiori e più consapevoli capacità di conoscere i propri vissuti emotivi, trasformandoli in risorse.
Il libro evidenzia come si realizza questo percorso, in particolare nell'ambito formativo sistemico-relazionale, raccogliendo i contributi dei formatori e didatti dei più prestigiosi istituti europei
di psicoterapia sistemica, nella cornice dell'EFTA (European Family Therapy Association).
Il lettore è accompagnato tra i diversi contributi attraverso una bussola che evidenzia le esperienze formative nei diversi paesi europei e non solo, proponendo l'emergenza di modelli differenti che
arricchiscono la molteplicità delle proposte formative, senza intaccare la coerenza degli obiettivi da perseguire.
Il viaggio nella formazione parte dai contributi italiani, poi, a partire dal Belgio si muove nei territori europei e si conclude in Israele. Il lettore nella scoperta di tali molteplicità formative
scoprirà diverse modalità di affacciarsi e rispecchiarsi in questo "specchio interno" del futuro terapeuta. Anche lui si ritroverà in una opportunità di valorizzazione delle diverse origini e
linguaggi della terapia familiare e sarà libero di creare nuove aggregazioni appartenenti a diverse geografie tra le proposte formative trovate. Il lettore potrà orientarsi nella molteplicità delle
esperienze dedicate al recupero e al lavoro sulle dimensioni familiari e trans-generazionali che emergono nello "specchio" dell'allievo; potrà valorizzare i contributi riconoscendo l'importanza del
lavoro analogico e metaforico; potrà scoprire il valore del gruppo come ulteriore luogo di rispecchiamento specifico della formazione sistemica, fondamentale e mutevole attraverso le diverse fasi
della formazione stessa; potrà, ancora, inoltrarsi nei territori della relazione allievo supervisore scoprendo linguaggi diversi rispetto a quelli classici transferali, a partire dall'utilità del
concetto di "risonanza".
In ultimo, sento che il mio viaggio di lettore e di formatore attraverso le diverse esperienze dedicate alla formazione personale del terapeuta sistemico e alla scoperta del suo specchio interno
emerge dal libro di Luigi Onnis arricchito e certo della necessità, lungo tutta l'esperienza psicoterapeutica, di continuare a scoprire e rinnovare la dinamica dialettica con lo specchio interno a
partire dai luoghi da cui come futuro terapeuta ero partito. Con ciò, continuando a riconoscere il contesto del gruppo di supervisione e di approfondimento personale sistemico relazionale come il
luogo dal quale riprendere il viaggio clinico e personale.
Bibliografia
Minuchin S. (1981), "Guida alle tecniche della terapia della famiglia". Astrolabio, Roma